L’Europa di Carlo Azeglio Ciampi
di Francesco Paolo Casavola Presidente emerito della Corte Costituzionale Presidente dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani Il problema della storiografia, che si eserciterà nei prossimi decenni sul nostro tempo, sarà quello non del difetto, ma, al contrario, dell’eccesso di documentazione. Sicché prima cura degli studiosi sarà quella dedicata alla selezione di testi originali, di discussioni e commenti, che illuminino in modi diversi e talora opposti qualunque protagonista della storia collettiva. Quanto mai utile ed opportuna appare perciò l’iniziativa di Aurelio Valente di pubblicare una accuratissima rassegna internet sugli interventi del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi intorno al tema dell’Europa, dal giugno 1999 al giugno 2004. La rassegna è ordinata in due parti, la prima raccoglie i testi di Ciampi, la seconda ordina la sitografia e ogni altra informazione disponibile su internet. Aurelio Valente non è nuovo a queste benemerite opere di collezione di dati di conoscenza. Nel 1990, nella laterziana Biblioteca di Cultura Moderna, usciva una preziosa antologia delle Considerazioni finali dei governatori della Banca d’Italia dal 1947 al 1986, cioè da Einaudi a Ciampi. Nel 1993, Franco Modigliani, premio Nobel 1985 per le Scienze Economiche, scriveva una lusinghiera presentazione ad un volume di Aurelio Valente dedicato a La lira italiana: problemi e prospettive, in cui gli aspetti dell’economia monetaria, bancaria e finanziaria della fine del secolo sono tratteggiati con quella persuasività che solo i dati reali inducono nel lettore. La rassegna presente vale non solo per chi voglia rapidamente dominare il quadro della grande battaglia europeista del nostro Presidente della Repubblica, ma anche per quegli studiosi che intenderanno fare un bilancio del processo di integrazione dell’Europa nei tempi lunghi del mezzo secolo, dal secondo dopoguerra ai giorni nostri. L’Europa ha cercato, con la saggezza politica dei suoi migliori uomini di Stato, di eliminare le cause di quelle guerre che l’hanno insanguinata per secoli e hanno consentito di definire bellica la sua civiltà. L’equilibrio delle risorse è stato uno degli obiettivi primari da raggiungere con l’istituzione di apposite comunità, del carbone e dell’acciaio, dell’Euratom, del Mercato comune. Questa è apparsa la via più praticabile rispetto all’altra, indicata dal movimento federalista, della costruzione degli Stati uniti d’Europa. E tuttavia la natura mercatoria della Comunità europea non è bastata più dinanzi agli incalzanti processi di globalizzazione dell’economia e della politica. Con il Trattato di Maastricht l’Europa si è data il titolo di Unione, per sottolineare un vincolo più stretto di quello di una associazione di Stati. Ma anche il passaggio da Comunità a Unione non rischiava di essere simbolo di buone intenzioni, anziché di nuova realtà, se non si fosse creata una moneta europea? Chi ha visto più lucidamente di altri il significato politico e non soltanto economico nella creazione dell’euro è stato Carlo Azeglio Ciampi. Dobbiamo a lui, alla tenacia con cui ha perseguito questo fine, se l’Europa ha toccato un punto di non ritorno nel processo di integrazione. Ora abbiamo raggiunto un ulteriore traguardo, quello di una più grande Unione a venticinque Stati. La struttura finora esistita con meccanismi di funzionamento appena adeguati alla piccola Europa degli Stati fondatori ha bisogno di essere rivisitata in un documento anche formalmente nuovo rispetto ai Trattati che l’hanno preceduto: un Trattato, che non contenga accordi, ma una Costituzione. L’Europa ha bisogno di un Presidente che ne rappresenti la soggettività unitaria sulla scena internazionale, di un ministro degli Esteri che ne attui la politica estera, di metodi di voto negli organi collegiali, che superino l’unanimità, che significa in negativo il paralizzante potere di veto, con il ricorso al principio maggioritario, proporzionato al diverso peso degli Stati. Per questa Europa incamminata verso l’unità costituzionale, di interessi e di ideali, si batte Ciampi, esortando in ogni occasione cittadini e uomini politici, italiani e stranieri, a guardare ad un futuro non ipotetico ma realistico e storico. La sua cultura giuridica e umanistica, e non soltanto di economista e di banchiere centrale, le sue esperienze di governo, lo aiutano a non farsi illusioni sulle difficoltà che si fanno incontro e che si dovranno superare. Ma proprio di quella cultura e di quelle esperienze si alimentano le virtù sue proprie, della coerenza e della perseveranza. Quando i destini dell’Europa saranno ancora più avanti di oggi sulla strada del loro compimento, dovremo poter dire delle parole e delle azioni di Ciampi: haec olim forsitan meminisse iuvabit. E saremo grati, tra i tanti, anche ad Aurelio Valente, per avere aiutato la nostra memoria.